Residui di farmaci nell’acqua

Un argomento tabù è quello dei residui dei farmaci presenti nell’acqua potabile. Negli Stati Uniti uno studio effettuato dallo U.S. Geological Survey (USGS) ha evidenziato come nei campioni di acqua potabile prelevati in più di 30 stati erano presenti 95 differenti farmaci fra cui ricordiamo estrogeni, cortisone, prozac, antinfiammatori e antibiotici (www.NaturalNews.com 10 Febbraio, 2009 by: David Gutierrez,).


Ultimamente in Inghilterra, invece, sono state trovate nell’acqua del rubinetto , secondo un rapporto di 100 pagine commissionato dall’Ispettorato dell’acqua potabile (DWI) tracce di bleomicina, un potente farmaco chemioterapico per il cancro e di diazepam, un sedativo (The Telegraph 13 Gennaio 2008). Uno studio del Center for Ecology and Hydrology in Wallingford, Oxfordshire ha inoltre rivelato che i farmaci chemioterapici vengono scaricati nei fiumi della Gran Bretagna. Questo è stato dimostrato anche da un recentissimo lavoro effettuato negli Stati Uniti dove le stime quantitative di farmaci buttati nelle acque di scarico degli ospedali sono impressionanti.
Ciò che mi sta particolarmente a cuore, è la presenza nell’acqua di estrogeni. Questo sta diventando un grosso problema perché siamo esposti a questi ormoni in vari modi: dall’acqua, dagli alimenti che mangiamo, dalle bottiglie d’acqua in plastica (bisfenoloA e ftalati!) e da diversi tossici ambientali come diossina, benzene e PCB che ormai sono ubiquitari. Sebbene molecolarmente completamente differenti, essi presentano un’azione estrogenosimile. Questa grave situazione porta ad un aumento di problemi nei maschi come ginecomastia, infertlità e tumori prostatici mentre nella femmina abbiamo una pubertà precoce (a otto anni) ed un incremento del tumore mammario in quanto specialmente i tossici ambientali sono liposolubili e quindi si depositano nel grasso mammario incidendo sulla ghiandola.
Bisogna correre ai ripari utilizzando un filtro dell’acqua adeguato (quelli a osmosi inversa eliminano fino al 90% le scorie tossiche), reimparare a ricercare giuste fonti alimentari (animali allevati allo stato brado e con alimenti biologici) e smaltire più velocemente l’eccesso di estrogeni. Come? Mangiando broccoli e cavoli e supplementandosi con dei loro principi attivi chiamati sulforafano e Indol-3-carbinolo che attivano le vie di detossicazione epatica per gli estrogeni.

Continua settimana prossima 

Residui di farmaci nell’acquaultima modifica: 2009-03-13T08:30:00+01:00da admin
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